Legge Finanziaria 2010: Interventi di La Malfa e Nucara Intervento dell’on. Giorgio La Malfa, 10 dicembre 2009 Signor Presidente, i dati ufficiali che il Governo ha diffuso per quest’anno e per le previsioni dell’anno prossimo indicano che quest’anno il reddito nazionale italiano ha subito una flessione di quasi il 5 per cento, la disoccupazione è giunta all’8 per cento, c’è una crisi molto forte dell’industria manifatturiera del nostro Paese i cui ordini sono diminuiti del 25-30 per cento e le previsioni, anche le più ottimistiche, dicono che l’anno prossimo al massimo vi sarà una ripresa dello 0,7-1 per cento del reddito. Dunque c’è una crisi molto profonda, la più grave che l’Italia abbia conosciuto nel secondo dopoguerra (non c’è mai stata una condizione di questo genere), e vi è un prolungamento di questa crisi, mentre in altri Paesi già si vedono segni di ripresa. Questo è il dato di partenza, signor Presidente e onorevoli colleghi, nel quale si poneva la legge finanziaria e la politica economica del Governo. Onorevoli colleghi e signor Ministro dell’economia, occorreva una manovra forte ed incisiva che servisse ad accelerare la ripresa dell’economia italiana. Questa manovra forte e incisiva richiedeva una riduzione delle imposte, che del resto era nel programma di questo stesso Governo da molti anni, e richiedeva un aumento della spesa in conto capitale della pubblica amministrazione. Non c’è nulla di tutto questo e la ragione di ciò ci viene detta dal Governo, ovvero che la condizione dei conti pubblici non lo consente. Quindi, si mantengono in equilibrio i conti pubblici, ma non si fa quello che è indispensabile se si vuole dare al Paese una speranza di sviluppo. Ecco perché, signor Presidente, questa politica finanziaria che è ritratta nei disegni di legge finanziaria e di bilancio è la dimostrazione di uno spirito rinunciatario del Governo. Si tratta di una rinuncia a fare ciò che esso ha il dovere di fare e ha anche gli strumenti per farlo, per aiutare la ripresa del nostro Paese. Questa politica poteva essere fatta senza aumentare il fabbisogno, però sarebbe stato necessario, signor Presidente, onorevoli colleghi, ridurre la spesa pubblica corrente con coraggio e intervenire. Per far questo non accuso certo il Ministro dell’economia e delle finanze, ma il Governo nel suo complesso, perché il Ministro dell’economia e delle finanze non può che eseguire una politica di Governo e se il Governo rinuncia alla politica economica il Ministro dell’economia e delle finanze è condannato a seguirlo. Ringrazio l’onorevole Marinello per avermi dato il tempo di leggere il comunicato secondo cui la spesa in conto capitale nei prossimi tre anni scenderà dal 3,5 per cento del PIL al 2,5 per cento. Questo è il futuro che si prepara per il nostro Paese e per questo motivo il disegno di legge finanziaria non può avere un giudizio positivo. Intervento dell’on. Francesco Nucara, 10 dicembre 2009 Signor Presidente, pur condividendo le parole espresse dall’onorevole La Malfa, sono meno pessimista del mio collega: io vedo il bicchiere mezzo pieno; lui, probabilmente, lo vede mezzo vuoto. Vedremo successivamente come si svolgeranno i lavori parlamentari per decidere come votare. Il Governo ha saputo finora far fronte ad una delle più gravi crisi del dopoguerra. Se nello scorso luglio, innovando rispetto alle procedure parlamentari tradizionali, non avessimo messo in sicurezza i conti pubblici con una manovra di circa 30 miliardi di euro, l’andamento della crisi, per un Paese ad alto debito come il nostro, sarebbe stato devastante. Ne stiamo invece uscendo; forse non bene come tutti avremmo voluto, ma certamente meglio di altri, a partire dalla Grecia, un Paese dalle caratteristiche strutturali molto simili alle nostre, e dall’Inghilterra, che fino all’anno scorso poteva vantare un reddito superiore a quello italiano. Del resto, le principali istituzioni internazionali concordano con questa valutazione: la Commissione europea, nelle sue ultime valutazioni comparate, ha espresso sull’Italia un giudizio positivo. Lo stesso ha fatto ancora più recentemente l’OCSE, confortata dal fatto che il suo superindice mostra che l’Italia è al primo posto nella possibile ripresa, specialmente dopo il lusinghiero andamento del terzo trimestre dell’anno, che ha visto il PIL crescere più della media europea. Tutto ciò non è stato frutto del caso, ma la conseguenza di una linea di politica economica che ha saputo infondere fiducia, invitando tutti a guardare oltre il dato più contingente delle perdite di breve periodo. Questa legge finanziaria è coerente con quell’impostazione più complessiva: una finanziaria leggera rispetto a quelle del passato, che nel passaggio tra Senato e Camera è divenuta tuttavia più pesante. Per questo il Governo è stato criticato e l’opposizione, abbandonando i lavori parlamentari in Commissione bilancio, non ha saputo resistere alla tentazione di un gesto teatrale. La maggiore pesantezza della manovra dagli iniziali 4 agli attuali 9 miliardi trova giustificazione nel mutato quadro congiunturale dell’economia italiana, in un contesto internazionale che, seppure presenta incognite ed incertezza, è tuttavia migliorato rispetto a quello di qualche mese fa. Nessuno può dire se il peggio è definitivamente passato né è ancora più certo il fatto che il futuro oggi è meno cupo. In riferimento alla crisi del 1929, sono state rapidamente archiviate le ipotesi di un crollo del sistema capitalistico, che pure una certa sinistra aveva evocato: tali ipotesi si sono dimostrate essere il tardivo riflesso di antiche ideologie. Quello che sembra più probabile è che l’economia italiana crescerà a un ritmo maggiore di quanto noi stessi abbiamo ipotizzato nel DPEF e nella relativa nota di aggiornamento. L’OCSE parla dell’1,1 per cento contro lo 0,7 per cento, il che significa maggiori entrate per circa 3 o 4 miliardi. Nessuno è in grado di prevedere se queste previsioni troveranno conferma a consuntivo; era tuttavia giusto prendere questo dato come base, cautelandoci al tempo stesso con l’utilizzo dei fondi INPS. Mi auguro che la stessa opposizione, al di là delle prese di posizione scontate, possa dare atto alla maggioranza di uno sforzo che va nell’interesse del Paese. Naturalmente, signor Presidente, signor rappresentante del Governo, questo non significa essere d’accordo con tutte le norme introdotte. Ad esempio, non è accettabile la disposizione che blocca tutte le procedure esecutive attivate dai creditori nei confronti delle regioni inadempienti; così si rischia, infatti, di scaricare sui privati i guasti della sanità pubblica e le inefficienze degli amministratori, specialmente quelli meridionali. Signor Presidente, concludo il mio intervento augurandomi che nel corso del prosieguo del dibattito il Governo ci possa dare qualche notizia migliore di quelle che abbiamo fino ad ora. |